Tema sui Promessi Sposi

« Older   Newer »
  Share  
Stalloner IV
view post Posted on 17/3/2008, 20:25     +1   -1




Tema sui Promessi Sposi


La storia ha sempre influenzato le vicende dei Promessi Sposi. Lo si è già visto con l'introduzione di Gertrude, monaca di Monza, e adesso si riaffronta lo stesso argomento con la descrizione della rivolta di San Martino, durante ben tre capitoli. Sappiamo che secondo gli ideali manzoniani, lo storicismo sta alle fondamenta del movimento romantico. E altra credenza importante risiedeva anche nel contributo reciproco tra romanziere e storico, che si completano. Un contrasto è invece presente tra ideale e reale, secondo le sue idee illuministiche, o meglio tra ciò in cui si crede e ciò che si manifesta realmente. Infatti viene messa in dubbio la sua tendenza illuministica verso la razionalità democratica riguardante ogni cosa già dalla persistente tirannide francese, stroncata però con la presa alla Bastiglia (quest'ultimo episodio confermerà invece la consistenza reale dei suoi ideali) .
Attraverso la rivolta di S. Martino, Manzoni si sofferma su alcuni punti della situazione e personaggi che tralasciano punti importanti da riunire per ottenere e comprendere ogni suo concetto ideologico. Essa inizia con l'entrata dello sprovveduto Renzo in una città maestosa come Milano, dove si trova spaesato, incoscente delle vie da imboccare per raggiungere il convento dei cappuccini. Egli nota subito del pane a terra. Pensa proprio al contrario di ciò che sta succedendo, ovvero che Milano abbondi di pane tanto da lanciarlo per strada. In realtà, egli non sa di trovarsi nel mezzo di un assalto della città. Manzoni introduce per prime "tre strane figure" ovvero un contadino con moglie e figlio, tutti goffi e curvi per il peso del pane che stanno saccheggiando: un chiaro esempio di perdita dell'umanità. Da questa situazione, risale all'origine di tutto, provocata dall'irrazionalità. Anzitutto il modo in cui si è scatenata la rivolta fa presagire la ricerca di responsabilità che deve intraprendere sia il popolo, sia l'autorità pubblica. Infatti la mancanza di pane è considerata opera dei presunti "incettatori", che avrebbero trattenuto il pane nei loro fornai. Da qui ci si propaga con la distruzione dei forni da parte dei cittadini, che Manzoni descrive utilizzando metafore riguardanti animali e natura (proprio per sottolineare l'irrazionalità che invade le menti della massa). Si arriva addirittura alla proposta di violenza nei confronti delle autorità da parte di un "vecchio mal vissuto", descritto come un antieroe satanico che ha trascorso una vita piena di malevoli incontri. Da notare anche la mutevolezza e la volubilità dell'intero popolo, che quando viene esortato da Renzo a ragionare, lo scambia per una spia e in seguito per il vicario in persona. La rabbia e il clamore della folla sono talmente forti da spingerli ad ignorare il singolo nella massa, anche se provvisto di proposte ragionevoli. D'altro canto, anche alle autorità spetterebbero dei compiti che non svolgono. Infatti c'è la consistente assenza di Don Gonzalo a lasciare carta bianca alla carestia, ma non solo; anche gli stessi difensori approfittano di essa (vedi anche "l'insegnamento delle buone maniere alle fanciulle" delle pagine iniziali). Tutto ciò si riconduce alla loro mancanza di responsabilità. Anche il doppio volto presente nelle figure sociali come Ferrer influisce in fenomeni del genere. Infatti è stato proprio lui, stoltamente, a ridurre il prezzo del pane, per poi rialzarlo, dimostrando la sua totale inefficenza e negligenza nelle decisioni.

Che dite, la prendo la sufficenza?
 
Top
0 replies since 17/3/2008, 20:25   376 views
  Share